Minchia è un termine tipico della lingua siciliana che, in origine, indicava esclusivamente l’organo sessuale maschile. Da tanto tempo, però, questo termine è diventato più che altro un’espressione che può indicare più condizioni o stati d’animo.
Esclamazione, disprezzo, apprezzamento o stupore, con un solo termine (appunto Minchia) si riesce a fare un discorso di senso compiuto e chiaro comprensibile a tutti!
Questo ampliamento del significato della parola simbolo della sicilianità è stato dovuto al fenomeno della migrazione, soprattutto nell’Italia settentrionale. I cittadini siciliani riempirono le strade di tale espressione che si permeò nella dialettica nordica, rendendola esageratamente onnicomprensiva.
Da questo termine sono nate delle derivazioni, come minchiata per indicare una sciocchezza o minchione, per identificare una persona che compie azioni stupide.
La parola Minchia deriva dal latino mencla, che indicava appunto l’organo riproduttivo maschile. A causa della sua conformità un po’ goffa, è diventato (a torto o ragione) l’emblema di qualcosa di poco senso e oggetto di colorito scherno.
E’ pure vero che il termine, ha trovato terreno fertile in più ambiti culturali ed è presente in canzoni, libri e soprattutto nella comicità.
Ad esempio, i cantautori Frank Zappa e Giorgio Faletti hanno prodotto testi in cui questa parola assume un ruolo esplicativo fondamentale mentre. In letteratura, il termine viene ricordato ne I Malavoglia di Giovanni Verga dove padron ‘Ntoni viene giudicato “minchione” dalla comunità. Più recentemente, Luciana Littizzetto ha pubblicato un libro comico, dal titolo Minchia Sabbry! che prende spunto da uno dei personaggi che interpreta al cabaret.
Volgarità o semplice espressione popolare? Non sta a noi decidere cosa è bene dire o meno ma, sicuramente, di fronte ad un mondo ricco di amoralità di qualunque tipo, non riteniamo che sia una “parolaccia” che possa scandalizzare …. anzi, quando ci vuole, si dice !